Gli abbracci mancati sono quelli che non ho dato quando era il momento, perché non volevo, o potevo, e sono già troppi, ma quelli che sento più forti sono gli abbracci mancanti, quelli che avrei voluto, che vorrei, e non possono più essere. Braccia di fratello in cui farsi stringere, giochi da zio che non saranno mai. E allora ho deciso che non voglio più che manchi un sorriso, una parola, una stretta, e combatto la timidezza per coglierli e regalarli, cerco di far volare i sorrisi, e aprire le braccia, resisto alla tentazione di proteggermi nel mio guscio sicuro ed esco da me. Anche col piccolo Elia, talvolta, mi stupisco di una banale realtà: il tempo batte veloce, come i suoi piedini ansiosi di vita, e quegli attimi di complicità e totale fiducia, lasceranno il posto a una nuova intimità, da scoprire e imparare, e in un battito di mani sarà un uomo, spero capace di volare nella vita, da solo. Perciò memorizzo il suo profumo di frollino al limone, l’accento dolce e scherzoso di certi nostri giochi, in cui mi regala di tornare bambina e cerco di non lesinare abbracci, baci e capriole, perché non abbia miei abbracci mancanti da ricordare.

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