A volte mi perdo, tra paure e incertezze, e allora, devo trovare parole per raccontare di me, perché con le parole mi invento, mi costruisco l’anima e scolpisco pensieri e immagini, per renderli, vivi e colorati, a chi vuole vederli assieme a me. Da sempre, mi cerco con una penna tra le dita, un misto di narcisismo silenzioso e bisogno ancestrale di trovare risposte, scrivendo storie. Le vedo anche dove, forse, non ci sono. Storie che si incrociano, e mi mostrano come la vita si dipana, senza chiedere permesso, rotola via, senza lasciare scelta, assecondarla o combatterla, ed entrambe gli approcci hanno un che di coraggioso, fiero, che con tenerezza mi piace immortalare in uno schizzo verbale, poche righe sul foglio, per non perdermi pezzi di saggezza fugace. Ho ritrovato un quaderno, compagno di viaggio fedele e silenzioso, mi seguì in terra straniera e mi fece compagnia negli aggrovigliamenti che seguirono. Mi sono letta ragazzina, e mi sono riconosciuta, dietro il dolore, mi nascondevo già io, e in qualche guizzo di caparbia felicità, nella ricerca di bellezza, mi specchio e mi vedo. Vorrei abbracciare la me bloccata nel groviglio di pensieri e domande, e dirle che andrà bene, riuscirà a trasformare la tristezza in luce e saprà splendere di felicità. E allora, mi scrivo, e mi trovo, qui, ora.