Un giorno per me, conquistato con incastri familiari buffi, per regalarmi tempo e spazio. Perché mi è vitale tradurre in parola scritta, ma voglio prima vivere, annusare storie, toccare esperienze, diverse ma con gli occhi splendenti di chi sta provando. Un luogo nuovo, che mi fa sperare per questa città, bella e respingente, in cui ho vissuto una vita lontana. Camminare i marciapiedi sconnessi, riconoscere un accento familiare, e dopo anni, apprezzarne la cadenza armonica. Trovare un’ altra donna ispirante, sicura, e dolce, più di quanto faccia trapelare, con una fragilità tenera e disarmante che guizza tra il sorriso birichino e gli occhi curiosi. Sfidare una timidezza che mi è compagna, non per eliminarla, ma per renderla docile, per affiancare il coraggio, e tirare il fiato, prima di saltare. Ritrovarmi in me, e sentirmi, per quella che sto divenendo.E imparo a godermi ogni nuovo incastro, un pezzetto alla volta, e stupirmi divertita nel cercare i pezzi, prima ancora di sapere se saranno quelli giusti.