“Mamma mia, perché tu sei un colole mallone? Io colole più rosa, come papà, e tu?”. L’ aspettavo questa domanda, ci penso dal giorno in cui ho saputo che saresti nato, e dal momento in cui ti ho visto, finalmente tu, ho iniziato a cercare le parole per raccontartelo. E ti ho detto una storia, iniziata in un paese dal sole caldo, e approdata qui, dai nonni che tu riconosci anche nelle foto da giovani, mentre me, non riesci a trovarmi, negli occhi smarriti che ho nelle fotografie. Tu hai l’ enorme fortuna di non dover provare quel senso di perdita; certo, dolori ne incontrerai anche tu, fa parte della vita, ma questo no, e ne è conferma il tuo andare baldanzoso, nei tuoi tre anni, con curiosità e grazia, mescolando senza timore slanci di coraggio e bisogno di coccole, in un allegro gioco alla scoperta della vita, con la certezza fiduciosa che ci troverai, me e papà, dietro ai tuoi passi, sorridenti nel vederti correre lontano. E quando, con divertita saggezza, mi dici “Mamma, tutti siamo un diverso colore: io rosa, papà bianco, tu mallone, mici Blu nerina, è pirché più belli tanti colori!” mi commuove la naturalezza con cui, noti la differenza, e ne vedi la bellezza. Credo che questo sia il senso profondo di accogliersi, diversi e perfetti, con occhi sorridenti e abbracci allegri. Negli anni da ragazzina, pesavano questi tratti diversi, gli occhi allungati, la pelle color tabacco, i capelli forti e poco docili. Vedevo le mie amiche provare i primi trucchi, e i colori pastello, suggeriti dalle mamme, su di loro esaltavano la freschezza di ragazzine, mentre a me regalavano un aspetto sgraziato. Annaspavo, cercando un’ identità che fosse anche visiva, e non trovandola, ne ho sopito a lungo la necessità. Il tempo, qualche amica preziosa, e l’amore, mi hanno regalato più consapevolezza di me, e la nuova certezza che posso ritrovarmi allo specchio, senza più bisogno di cercare altrove. Adesso, che so, sulla pelle e nel cuore, che sono più belli, tanti colori.