Ci sono giorni in cui mi sembra di essere senza protezione alcuna, vulnerabile ed esposta, a me stessa, prima che agli altri. Priva di sicurezza mi cerco, in un riflesso sfocato che non rende l’ immagine di me che mi piace conoscere. Mi prende un senso di fragilità  estrema, e la paura di perdere la felicità  taglia il respiro e mi opprime con una coltre di malinconia ovattata. So il dolore, e le giravolte che fa la vita, e mi scopro addosso il timore di ciò che potrebbe essere. Che spavento, una felicità così bella, nella sua imperfezione e nei suoi slanci di vita pura, così come non avrei creduto fosse mai possibile, ed ora, che è così tangibile, il terrore di perderla, in un soffio, per uno dei casi che piombano sulle spalle, cogliendo il cuore di sorpresa e fermandolo, il tempo che serve a non poterlo più aggiustare dalla tristezza. Credo che sia una sensazione comune, per chi ha imparato presto che la vita ha regole sfuggenti, e non chiede il consenso per stravolgersi. Ed ogni rivoluzione lascia una scia di memorie; per me è un volto sfuocato, uno sguardo di amore, e la sensazione struggente di perderli; e ancora voci di bimbi, fratelli che maibsi sono incontrati e pure, si incrociano in me, unico contatto tra di loro, entrambe persi, pianti, mancanti anche nel futuro immaginato, con la nostalgia delle cose che non saranno.  È con fatica, che ancora raccolgo i frammenti e li rimetto insieme, invento incastri nuovi, li incollo di felicità, e li vernicio di nuova luce, ancora una volta, con determinata ostinazione, a vivere pienamente, la vita bella che ho disegnato, ombra e luce, tutte le volte sapendo, senza timore, che ci saranno nuovi puzzle da inventare.

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