Un orsetto col pigiamino rosso e la papalina, dimenticato in macchina per la troppa emozione, e l’ unico biscotto plasmon della mia vita, stretto in mano e neanche finito; così arrivavo in un’ altra vita, trentuno anni fa, la prima di molte rinascite, quella che ha reso possibili le seguenti. Con il respiro leggero e fiducioso del mio piccolo vicino, e il ritmo ticchettante del pc del suo papà, nella stanza accanto, sorrido alla piccolina impaurita che ero, e le racconto l’ amore che avrà. Gli occhi spauriti mi scrutano sospettosi da una foto, si confondono con lo sguardo triste di ragazza, sembrano non crederci più che la felicità è anche per loro. Ma scorgo una luce, piccola e persistente in fondo ai due cerchi scuri, e lo so, che quella è la scintilla che li farà brillare di gioia. Abbraccio Elia, e con una coccola sulla guancina morbida, strappo al suo sonno un sorriso, e con lui, ridono gli occhi di bimba e ragazza, le stringo a me insieme a lui, poi, le lascio andare, sono state fondamentali, ma non sono più. Ho quello che non sapevo sperare, non ridevo, non piangevo, fin quando, nel grigio metallico di un aeroporto, mi è stato regalato un abbraccio stretto e forte, che portava l’ idea di una felicità possibile.