“Tu non sei la mia vera mamma/ papà ?” È una frase dirompente, che ogni genitore adottivo teme, riporta a galla i fantasmi di un legame interrotto, che non si può negare, ma che ricorda la natura del nuovo legame familiare, costruito, con pazienza e amore, ma fragile alle crepe dei silenzi. Io non ricordo di averlo mai detto, troppa l’ ansia, ingiustificata e sospesa, di non aver la risposta che desideravo. Perché, spostando la prospettiva, mi piace pensare che un figlio adottivo che riesce ad esternare la sua paura più grande, abbia basi solide, che gli permettono di farlo, la sicurezza, di sapere che si ” non sono la tua mamma/ papà di pancia, ma di cuore e volontà, e ci sono e ci sarò, anche quando ci scontriamo, anche quando non ci sopportiamo”. Perché questo fanno le mamme e i papà, ci sono, sempre. Rompe il velo del non detto, rassicura la certezza di poter dare voce al timore e riversarlo all’ esterno, urlare fuori da se il dolore, e lasciarlo infrangere contro la certezza di un amore presente. Così spesso la nostra paura si alimenta di quella che leggiamo negli occhi degli altri, e le ombre ci fanno dimenticare, che condividerle, le fa sfumare, o almeno comprendere. Un figlio che sa riconoscere e dire una verità destabilizzante, mette alla prova, sfida l’ amore, per trovarlo più saldo, pur nel contrasto. Mentre spesso, la paura ammutolisce, costruendo le sue ragnatele vischiose, tra silenzi e pudori, distrugge. E se ” tutte le famiglie felici si assomigliano tra loro”, uno dei segreti può forse essere la capacità di illuminare le paure, con fiducia di saperle accolte. E si sa, la luce non cancella l’ ombra, la abbraccia.
Ancora non mi ci sono trovata a dover rispondere a quella frase, è troppo presto… ma spero che un giorno mia figlia abbia il desiderio di farmela quella domanda, perché, come ben dici, significherebbe che si fida e che sa di potersi appoggiare su qualcuno che, nel dirle la verità, la comprende nel senso più ampio del termine.
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