Ci ho pensato ieri sera, prima di spegnere la luce. Stamattina, guardando l’ ora, ho visto anche la data, ho spento un respiro in gola, ma poi, il meraviglio scalpitava, la micina chiamava coccole e siamo zompettati tutti giù dal letto per far colazione. Non ci ho pensato più. Finché il piccolino giocando mi ha abbracciata stretta stretta e mi ha detto “Mamma è primavera anche col sole grigio?”. E ho ricordato un altro giorno di aprile, con una luce da quadro impressionista, che balza fuori con l’ inutile nitidezza dei particolari, insieme a quello che non sapeva di essere un ultimo saluto, rimasto senza risposta. Potrei ripercorrere ogni istante di quelle ore, di giornata qualunque, un po’ pigra, dopo le feste, col cielo terso a promettere primavera, e invece è piombato addosso, e ci ha atterriti. Ricordo i rumori di sottofondo, come il suono di una tv accesa nell’altra stanza, un ronzio continuo, che una volta spenta, lascia un silenzio irreale e disturbante. Così i pensieri di oggi, mi scuoto, rincorro le ore nel loro rotolare allegro, bimbo e gatta come colonna sonora, e qualche pezzo di malinconia appiccicato, dove non riesco quasi a vederla, solo a sentirla, in sordina. Il piccolino mi regala inconsapevole un sorriso di sogni felici per far contraltare ai pensieri bui e ne alleggerisce il peso. Eppure, quando mi trovano sola, aspettando il gorgoglio della moka o togliendo qualche vestito dalla sedia, un singhiozzo si interrompe, tra il cuore e il respiro, fermato prima che si faccia suono, che di là mi aspettano per giocare ai colori. È il mio modo di sostituire tombe e cimiteri, raccontarlo nei ricordi, quel bambino arrivato con troppo dolore, che non ho saputo leggere, sopraffatta dal mio. Ci siamo incontrati con bagagli pesanti, ci siamo inventati fratelli, in un modo nuovo, privo della complicità dell’ infanzia condivisa, con qualche ombra e scontro, inevitabile, parlavamo linguaggi diversi. Eppure fratello, non meno del primo, perso anche lui, e nelle vecchie foto si seguono, mi hanno accompagnata a diventare grande, ognuno un pezzo, come una staffetta, peccato non ci siano per festeggiare l’arrivo. Porto il dolore nel mio campo di gioco, qui, dove mi sento al sicuro, scrivo la memoria e le affianco il presente, diluisco il tempo passato con quello che verrà, e vivo ora, con un’ assenza che si sente ma si fa stemperare, nella felicità caotica e allegra che due ometti, e una gattina nera, disegnano con me. E stasera arriva la mia amica, e faremo cose belle; e torna il mio compagno di avventura e rideremo. Un sorriso, per disperdere il grigio.
Quel dolore in bianco e nero inchiodato nel cuore come un fermo immagine.
Come un disco rotto, quando la vita ritorna a quella data, salta una nota e muore… ancora, ancora e poi ancora … finché un pensiero leggero non solleva il braccio a distoglierla da quel motivo. Non ho pensieri leggeri ma se vuoi ho una spalla per condividere il peso del grigio.
"Mi piace""Mi piace"