“Me lo devo ricordare, che non l’ ho fatto io, lo amo così tanto…” quanto amore, emozione in queste parole, che rivelano, fortissima e dolce, una ricerca di appartenenza. E però, non è la verità. I figli così tanto amati hanno un passato in cui i loro genitori non compaiono, e breve o lungo che sia quel periodo, corrisponde al primo pezzo della loro esistenza, negarne l’ importanza, è un po’ negare il loro vissuto. Lo so, è l’ emozione che parla, ed usa parole dettate dal sentimento profondo e bello che unisce le famiglie, eppure, nasconde tra le pieghe il timore di dover affrontare una realtà semplice e spaventosa, di un’ intimità da costruire e non data. In realtà, anche con i figli “di pancia” non sempre il legame è di subitanea intimità, tante sono le variabili, ma forse, vi è più serenità che poi le cose si aggiusteranno, naturalmente. Coi figli adottivi, madre natura deve far spazio a relazioni costruite, un gesto dopo l’ altro, con tentativi emozionanti e scoperte nuove, momenti preziosi per la nuova famiglia. La storia del proprio figlio è una ricchezza in più, anche se dolorosa, rielaborata insieme, si rivela ulteriore motivo di unione. Certo, non è semplice fare i conti con le vicissitudini, spesso dure, ingiuste che i propri figli hanno attraversato, si mescolano con l’ idea di risarcire un vuoto e il senso di incapacità di poterlo realmente fare. In effetti, il buco nero non si cancella, non si dimentica e rimane, per fortuna. È parte della propria storia, ed è anche uno dei pochi legami che si mantengono con il paese natale, ed incide, in modi diversi, sullo sguardo che si ha sul mondo. E allora che belli i nomi dai suoni diversi, da scoprire e custodire, preziosi fili da non recidere, e colori da cercare tra le immagini e i ricordi; anche le lacrime, ché la memoria restituisce pure le tristezze, ma condivise scriveranno una nuova storia, che inizia da un incontro, da occhi che si cercano e col tempo imparano a riconoscersi. Adottare è accoglienza in senso alto e completo, un abbraccio che esce da se e accoglie quei momenti che il proprio figlio ha vissuto con altri volti, e da questa stretta rassicurante ci si potrà staccare, sapendo di trovare sempre un posto sicuro a cui tornare, sempre accolti in ogni fragilità, ché ogni famiglia è un impasto unico e irripetibile. Poco importa se le prime foto hanno bimbi neonati o volti già vispi, l’ unicità rimane nei sorrisi di quelle seguenti, disegnati in sguardi che hanno imparato, insieme, ad appartenersi.