Ho avuto due fratelli, e nessuno di noi condivideva neanche un’ elica di dna, anzi, loro due non si sono mai conosciuti, mai incrociati, in comune solo la famiglia, e il non esserci ora. Con ognuno di loro ho intessuto un legame diverso; col primo, abbiamo condiviso qualche anno di bambini, risate e un amore fraterno forte e bellissimo. Tanti giochi, bambole e macchinine, inventarsi spadaccini e mamme amorevoli, burattini, cucine, montagne di lego, senza distinzione ci siamo divertiti e davvero mi è stato fratello profondamente, con la sensazione di essere noi due, piccoli e pronti ad ogni avventura, con il sorriso in faccia, e una sfrontatezza ingenua e bellissima. L’ altro, portava in giro una vita già pesante, e tanto dolore tenuto in gabbia sotto l’ esuberanza apparente. Ogni tanto uno scatto, una crepa nella maschera, lasciava intuire una fragilità profonda, un bisogno di essere bimbo, e allo stesso tempo, l’ incapacità di esserlo fino in fondo, ma una scrollata d’ orgoglio, cancellava l’ ombra dagli occhi. Con lui è stato molto più complesso, trasformare l’ affetto, che quasi veniva naturale, in una realtà concreta, di condivisione e fratellanza, gesti misurati, parole controllate, per non far bruciare ferite lontane, e allo stesso tempo, proteggere le mie debolezze. Mettere insieme due infanzie precarie, e costruirne un puzzle di colori, poteva essere la nostra vittoria, invece, forse, fu un azzardo mal giocato. Ma pure, fratello, senza spazio per dubbi di legami sanguigni mancanti; entrambi li porto scritti sotto la pelle, con la nostalgia di quello che non sarà. Si crea una sorta di alchimia, laddove trova spazio una condivisione profonda di storie, con radici in terre altre, incroci che sanno di una magia antica, concreta e pensata, sporca di timori e dubbi e profumata di desiderio e speranza. Luoghi in cui, quali che siano le proprie origini, si intrecciano in un nuovo innesto, che le porta in sé, e regala aria e acqua, per farle svettare in rami verdi. E quanto ottuse appaiono, le considerazioni di chi, con inopportuna prodigalità, si affretta a sincerarsi della qualità dei legami familiari, cercando di carpire gli intrecci cui è di fronte. Ma, spiace deludere, non c’ è magia, non c’ è inganno: è, solo, famiglia. Come ognuna, diversa e splendida, spesso con gesti simili e accenti ripetuti e un gergo fatto di aneddoti e parole inventate, differente e uguale a tutte le altre, magari, talvolta, un po’ più colorata.