Rivedermi ragazzina, rivederti ragazzino, come sei rimasto nei ricordi. E trovarmi una crudeltà da adolescente triste, ascoltare le tue parole, con nuova attenzione e reale accoglienza. Ai miei occhi adulti, appari per quello che eri, e non ho saputo vedere: un ragazzino dagli occhi grandi, che nascondeva la paura e l’ insicurezza dietro una sbruffonaggine tenera, e nelle tue parole sento una nota di rassegnazione sconsolata, premonitrice di quel che è stato. Il tempo ha reso il mio sguardo più attento, ho sentito la tua voce rivelare verità dolorose e passate in sordina, penso all’adulto che non sei diventato, cerco di fugare la malinconia con l’ impegno, non sempre riesco, ma è un buon modo di trasformare il dolore. Ascolto tante storie, alcune le intuisco dagli occhi, esitano, guardano intimoriti e pieni di speranza. Lo sanno già che non è semplice, spesso hanno percorsi pieni di fatica, e vorrebbero sapere se tutto finisce bene, e vissero felici e contenti. Non è mai così, come per nessuno, le strade sono intricate, e dentro la felicità ci sono anche pozzi scuri profondissimi. Per uscirne, li si fa compagni di strada, li trasformiamo in pozzanghere, in cui vedersi specchiati, uguali e diversi da ciò che eravamo. Mi piace pensare all’adozione come un viaggio, salite, discese, colline dolcissime ed emozioni forti; ogni tanto quanto fermata, a volte a sorpresa. E come per ogni viaggio, ci si può preparare, credere di prevedere ogni imprevisto, ma l’ unica cosa per viverlo in ogni sfumatura, è trovare il coraggio, lasciarsi sorprendere, e diventare famiglia, unica, imperfetta e per questo splendente.
Anche in giorni tristi il tuo è sempre un messaggio di grande speranza per noi famiglie in cammino
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