Le famiglie sono tutte intrecci di storie, quasi nessuna lineare, tutte interessanti. Sarà per la mia passione per le storie, che mi piace ascoltare le famiglie che parlano, a più voci, raccontando differenti particolari, di qualche evento condiviso. O forse il contrario, mi affascinano le famiglie, perché amo le storie.
Da piccola, avevo una richiesta continua, che esasperava gli adulti intorno a me: “leggine ancora una.” e poi un’altra e un’altra ancora. Iniziare a leggere, e a scrivere, è stata una rivelazione, e la possibilità di scoprire da sola nuovi sguardi sul mondo. Sono stata una lettrice onnivora, passavo dai classici inglesi a Pirandello, da Pasolini a Pennac, passando per gli autori sud americani. Nel realismo magico di Allende, Marquez e Amado
ho trovato risposta ai miei vuoti, la possibilità di realtà alternative, non false, solo diverse. Ho divorato gialli e testi teatrali, e ogni pagina, mi lasciava un senso di possibilità nuova e libera.
Credo molto nella facoltà di raccontarsi storie, come strumento per conoscersi e confrontarsi con sé stessi. Non favolette edulcorate, ma narrazioni di vite possibili, anche se apparentemente lontane.
Negli anni, ho immaginato storie diverse, alternative, per chi, in India, mi ha fatta nascere, e che se li penso, uomo e donna, prima ancora che padre e madre, srotolo per loro parole e vissuti che vorrei possibili. Lo faccio sempre, coloro i vuoti con parole nuove, spesso mutevoli, mi seguono nel mio girovagare tra tempi e spazi differenti, ottimi compagni per le incertezze, a cui regalano almeno la leggerezza dell’invenzione.
Creare legami, costruire racconti, per le famiglie adottive (ma non solo) una risorsa da allenare. Ci sono storie che non hanno basi solide da cui partire, ed altre che ne hanno di dolorose, ci sono strappi emotivi, ricordi faticosi. Prenderli in mano, impastarli di parole nuove, regalare accenti nuovi, per i dolori vissuti.
Mio figlio mi racconta bambina e sola, in una terra di elefanti e coccodrilli, da cui mi salva insieme al suo papà, sconfiggendo tigri e leoni, e portandomi in salvo, a casa, dove posso crescere, per diventare la sua mamma. È il racconto esatto, di cosa è, per lui per ora, la mia vita. Piano piano inseriamo pezzi nuovi, e si aggiunge la storia di papà, il nostro incontro, e poi, senza cesura, le nostre infanzie, un po’ spezzate entrambe.
E poi, intrecciare i fili, mescolare i racconti, badando solo che suoni reale al nostro sentire.
Mescolare tutto, in uno spazio che può contenere ogni sfumatura di vita, dove ogni frammento ha ragione di essere, e una pagina sua, in un ordine mutevole, come pezzi di un puzzle in divenire, cambiano gli incastri ma il risultato rimane il medesimo. Io, lui, loro. Noi.