La nonna, è, letteralmente, una signora d’altri tempi. Casalinga, dedita a marito e figli, restava con bigodini in testa e vestaglietta fino al rientro per pranzo di mio nonno. All’ora x, si precipitava a prepararsi, facendosi trovare truccata, pettinata e vestita di tutto punto, attirando gli strali della primogenita (mia mamma), che inorridiva e predicava un femminismo in divenire. Allo stesso tempo, nonna era quella che gestiva finanze e decisioni familiari, con cocciutaggine e determinazione. Una nonna adorata, da tutti noi nipoti, spesso confidente di segreti rivelati solo a lei, e resa partecipe delle nostre vite, con telefonate lunghe e chiacchierate con caffè appena riusciamo. Mi ha fatto amare l’opera e la musica classica, da quella prima “Carmen”, vista a quattro o cinque anni, con gli occhi assonnati e l’eccitazione qualcosa di bellissimo. Le opere viste con lei, sono tra i ricordi più felici della mia infanzia, insieme al bagno nella sua vasca e al batuffolo imbevuto del suo profumo da passare sui polso prima della nanna. Mi ha insegnato la felicità, ” bisogna allenarsi a goderla sempre, tutta, quando c’è, e a farne scorta per i tempi bui, così da ricordarsi che tornerà il sole.” me lo diceva sempre ed io le ho ciecamente creduto, per mia fortuna.
Adesso, passati i novanta anni, non esce più, neanche per il cinema vicino a casa, una delle sue passioni, condivise con l’amica di sempre, e qualche giorno fa mi ha detto, con un sorriso sbieco “si è seccato tutto, anche i miei trucchi, il mio rossetto. Ma tanto, non devo andare da nessuna parte”.
Per Natale, avrà un rossetto nuovo, da tenere accanto alle saponette profumate, e alla sua boccetta di “bien- etre”.