Oggi l’assenza diventa maggiorenne.
Diciotto anni sono passati, e, di nuovo, mi trovo a pensarti con una promessa bellissima nella pancia.
Sembra fare ancora più male, sapendo il bello che verrà, pensarti troppo addolorato e spaventato, per provare a viverlo. Mi manca essere grandi insieme, ed è strano, una nostalgia feroce di qualcosa che non abbiamo sperimentato: ragazzino tu quando te ne sei andato, appena maggiorenne io, che ti salutavo.
Anche oggi, come quel giorno, c’è un sole luminoso, il cielo terso e l’aria fresca di una primavera con qualche strascico invernale.
Quel pomeriggio ho perso la leggerezza, che chissà, forse non l’ho avuta mai, neanche prima, certo da quel momento, e per tanto, non l’ho più sperimentata.
Ci voleva lui a trovarla, nuova, per me, due occhi enormi in cui rivedermi e piedini svelti che ballano sul mondo. Adesso è in attesa e si emoziona, quando parla del fratellino in arrivo. Ed io spero per loro quel che noi non abbiamo avuto. Se lo inventeranno per come sono, e io credo, sarà bellissimo vederlo.
2 aprile. Non sarà mai un giorno come un altro. E non potendo comprare fiori da regalarmi, li disegno con le dita. Accanto alle mie, ci sono le sue. Piccole e meraviglie.