Il cielo alle cinque di mattina, quando dopo due ore sveglia ho deciso di arrendermi e non provare più a dormire.
Penso a lei, che chissà come avrà vissuto i primi mesi con me piccina, sotto il sole e gli sguardi della gente, senza qualcuno accanto che si svegliasse con lei, che le facesse riposare le braccia e le dicesse “sei bella”, con le occhiaie e i capelli arruffati di sonno (mancante). Senza qualcuno che, arreso anche lui alla sveglia –
bambino, le preparasse una tisana calda e un piattino con due biscottini, che almeno iniziamo la giornata con una coccola. Senza quell’uno accanto con cui sorridere, intontiti di sonno e felicità.
La tengo con me, in queste ore di pensieri sfumati, che passano tra notte e giorno, senza confini netti, intrecciando ricordi o solo impressioni, ma così precise nel sentirle che forse sono il modo della memoria di trovare strada per farsi presente.
Penso a lei e penso a me, che invece quell’uno ce l’ho al mio fianco, ed anche un bambino che dorme nella sua cameretta, e mi abbraccia la mattina, dicendomi “mamma, sei super” nonostante il tempo per noi dimezzato dal piccolissimo arrivato da poco.
Costruisco memoria nuova, da raccontare le sere dei giorni di festa, con qualche foto a far da cornice.