Ritagli cuori di carta in cui disegni la famiglia, costruisci magie con forbici e colla e ce la regali, con spensieratezza, la testa già ad inventare qualcos’altro.
Hai una cura gentile per il tuo fratellino, e quando ti ammali la prima domanda è “allora non posso dargli bacini, solo coccole ora?” e lui si scioglie in sorrisi larghisismi, tutti per te.
Ti piace dormire sotto un cielo di stelle fluorescenti, un po’ tamarre nel loro plasticume, un po’ magiche quando mi stendo al buio nel tuo lettino, per l’ultima coccola e il bacio della buonanotte.
Fai dolci e pizze e polpette, col grembiule e le maniche tirate su, serissimo e concentrato, con un sorriso soddisfatto, come quando col papà costruite giochi di legno e cartone.
Nei giorni di festa, la mattina cammini veloce fino al nostro letto, e mi sussurri “andiamo di là, io e te”, e così sgattaioliamo in salotto e per una mezz’oretta stiamo sotto la coperta, noi due, a raccontarci storie e cartoni animati, finché gli altri due ometti di famiglia, il piccolissimo e il grande, ci reclamano per coccole e colazione.
Chiedi attenzioni e ne dai altrettante, con garbo cerchi il tuo spazio nel mondo, esplorandolo con allegria e una cosciente determinazione.
Argomenti e controbatti ma riconosci quando sbagli, e chiedi scusa con naturalezza e qualche lacrimone.
Hai una sensibilità quasi esasperata, che mi riconosco e da cui vorrei proteggerti, ma nel momento esatto in cui il pensiero mi sfiora, tu hai già trovato il tuo modo di destreggiarti tra il tuo sentire e il mondo fuori. Da sempre mi hai dimostrato che se faccio un passo indietro, tu ne fai due avanti e illumini le mie ansie di madre, con la tua saggezza bambina.
In equilibrio tra tenerti stretto e lasciarti andare, mi insegni a farlo con leggerezza.
Tu corri, mio Meraviglio, io ti guardo, sorrido e ti vedo prendere il volo.
Tanto io, lo sai, sono qui.