Un anno fa ero in lacrime, preoccupatissima perché il giorno dopo mi avrebbero indotto il parto perché non si poteva aspettare, né lui né io.
Ero terrorizzata, il parto del meraviglio era stato traumatico e temevo che non avrei potuto avere accanto Lui grande.
Domani sarà tutto per il Piccolissimo, ma stasera, con la pioggia fuori e i rumore della città d’estate, cullo la me di prima, che avrà un altro parto traumatico, di cui sognerà per mesi e saranno incubi, da cui si sveglierà senza respiro.
La tengo stretta e le dico che sarà dura ma sarà come poteva essere, che amerà il suo bambino in modo antico e nuovo, come tante madri hanno fatto prima di lei e allo stesso tempo come mai nessuna farà.
La abbraccio e le sussurro che in quattro sarà ancora più bello, che il nuovo equilibrio sarà pieno di tenerezza e risate e rumore e notti insonni e amore. Tanto amore.
Le carezzo i capelli e le assicuro che non dimenticherà nulla, il dolore lo saprà dentro e no, non scorderà neanche quello, ma che passerà, servirà tempo ma passerà, insieme alla frustrazione della lenta ripresa, alle lacrime di stanchezza, allo specchio che rimanda uno sguardo sfinito in cui non si riconosce.
Passerà ma lascerà traccia, per fortuna. Perché una così grande (ennesima) trasformazione merita di avere memoria di come è iniziata.
Perciò, stasera la tengo per me.
Domani, si festeggia.