Anamnesi familiare: anche quando i pensieri si concentrano su altro, mi ritrovo a confrontarmi con la mia adozione, e ripetere che no, io anamnesi di famiglia non ne ho e non è possibile averla, e si, ovvio che sarebbe meglio ma che ci posso fare? Stupiscono, non tanto la domanda iniziale, quanto l’ incredulità e il ripetersi di ovvietà che mi risparmierei e che pare anacronistico trovarsi a fronteggiare. L’ essere l’ unico riferimento fisico per me stessa è quasi spiazzante, lo era stato da adolescente, quando non riconoscevo in mia madre uno specchio, da rifiutare magari, ma a cui tornare per rassicurare l’ identità in divenire. Lo è stato, in modo potente e magico, durante la gravidanza, nessuna possibilità di far riferimento alle sensazioni fisiche, viscerali di qualcuno a me vicino. A mancare non è il confronto e la vicinanza emotiva e affettiva, quella c’ è costante e forte; ma la parte di corpo, che sente, elabora, reagisce in modi guidati dai sensi e da meccanismi tramandabili, anche tra generazioni, è assente. E allo spaesamento si unisce la curiosità, e quasi, rischio di perdermi, in domande che non hanno risposta. Poi, due occhioni grandi, e manine morbide attorno al collo, e la consapevolezza che per lui sarà diverso, avrà, anche, la memoria del corpo, è un regalo bellissimo che mi ha portato.

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