Qualche giorno fa, a scuola del piccolo marachello, c’è  stata la festa di fine anno. Bimbi emozionatissimi e fieri, maestre felici e un miscuglio di etnie, promessa di un futuro che è già  realtà,  a dispetto degli ottusi, e i miopi che non si accorgono che il mondo corre avanti. Il cortile era quasi bello, il grigio del cemento faceva brillare palloncini e ghirlande di carta, e gli alberi, con il loro verde cittadino, ingentilivano quell’angolo in realtà  squallido. E poi eccoli, in fila, coi faccini impauriti e coraggiosi, passetti emozionati e sorrisi incerti, di ognuno si riconosceva l’ indole. Elia, col suo ditino in bocca e gli occhi grandi, l’ ho riconosciuto subito, tanto esuberante con chi conosce, da sempre rifugge il caos, e si trova un po’ sperduto in mezzo alla folla. Gli ho sorriso forte, e ho frenato il desiderio di correre ad abbracciarlo, l’ ho seguito in ogni movimento, sapendo che era il suo momento di fronteggiare il timore, piccolo ometto in divenire. E su quei gradoni di cemento, ho intravisto il mondo che voglio costruire per lui, un miscuglio di colori, donne fiere negli abiti eleganti, con ricami e geometrie venute da luoghi non più  così  lontani, padri un poco impacciati, ma dagli occhi scintillanti, a vedere come i propri figli parlino la lingua condivisa di questo nuovo paese; parole e suoni che si intrecciano, e si scoprono uguali, nel trattenere il respiro, tra orgoglio e tenerezza, lanciare sguardi incoraggianti e immortalare in foto e video i piccoli protagonisti. Così  diversi nei colori e nei gesti, nei cibi e nelle usanze, e così,  irrimediabilmente, identici; con la stessa speranza di felicità  per i nostri bimbi, l’ orgoglio un po’ ottuso, di noi che li vediamo splendidi e sempre piccoli, mentre loro corrono la vita, voltandosi solo un secondo, per regalarci un sorriso e assicurarsi che siamo li, un passo indietro, ma presenti,  e poi di nuovo, un piedino dietro l’ altro, a curiosare nel domani. E nelle orecchie, sembrano solo rumori scomposti i dibattiti degli ultimi tempi, si perdono nell’unica certezza che sento mi appartenga: non è  per merito, che viviamo nella ( piccola) parte di mondo fortunata, solo un gioco della vita, che scompagina i suoi fogli, sta a noi scriverci parole belle e cercare di correggere gli errori. Sta per terminare il primo anno di scuola per il piccolo meraviglio, vederlo andare, nel suo mondo privato di dinamiche nuove ed esperienze tutte sue, è  stato emozionante, ma sarà  bello riavere per qualche tempo, giornate pigre da inventare, e tempo libero da orari, per giocare a diventare grandi ancora un po’, e a fare viaggetti tutti insieme, millantando la magia dei bimbi, che quando dormono, con le ciglia distese e il respiro sognante, fanno volare la macchina e si arriva in un baleno, a vivere avventure.

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